Perché l’ imprenditore innamorato rischia di condannare a morte la sua azienda?

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Qualche tempo fa una mia cara amica mi ha chiesto aiuto per la sua nuova attività. Vuole trasformare la villa in cui è cresciuta in un hotel. Nella sua lista di compiti fondamentali per avviare l’attività, aveva inserito la voce “creazione e deposito logo”.
È qui che le nostre strade si sono incrociate. Ma non è stato facile. Ho dovuto affrontare una grande battaglia. Letteralmente.

Permettimi di darti un po’ di background.
Il paese di origine della mia amica si trova sul mare. Una delle principali attrazioni del posto è un’isoletta non abitata con splendide grotte e un mare cui colori trasformerebbero il più burbero dei tuoi amici in un poeta perennemente ispirato.

Pensa, l’isola è talmente apprezzabile che la sua sagoma è diventata il simbolo del paesino. Qualunque abitante del posto sarebbe in grado di riprodurla fedelmente da bendato con la stessa precisione con cui Da Vinci disegnò La Gioconda.

E indovina un po’ la mia amica che logo avrebbe voluto per il suo hotel?
Eh già, proprio quello: la sagoma dell’isola. Per tutta una serie di motivi tecnici e strategici, questa decisione sarebbe risultata poco funzionale.

Sarebbe stato un tremendo peccato, visti i motivi tutt’altro che banali dati da questa mia amica. Dopotutto stiamo parlando del sogno di una persona e di un progetto ambizioso che necessita di cure maniacali di ogni dettaglio fin dalla nascita. Mi ha detto:

«Voglio questo logo perché: rispecchia ciò che c’è di diverso nel mio hotel rispetto agli altri; raffigura l’identità del posto in cui si trova l’hotel;
ha un grande legame affettivo con ogni abitante del paese e con tutti i turisti che lo conoscono; l’hotel non sarà una catena, essendo solo nel paesino voglio che l’hotel sia associato all’isola e l’isola all’hotel.»

Ragionamenti sensati e comprensibili che non fanno una piega… ma solo se non sei un esperto di marketing e di creazione loghi.
Tuttavia sarebbe dovuto apparire in fondo all’elenco il punto #5, il più importante, che determina la scelta finale quando parliamo di partorire un logo per un progetto: voglio questo logo perché vende.

Mentre le spiegavo questo concetto mi guardava come se fossi una materialista con la calcolatrice al posto del cuore.
Come se fossi quella che a fine estate invece di incorniciare foto ricordo delle vacanze incornicia gli scontrini e il bilancio familiare. Una che invece di ballare a suon di musica si scatena sul suono di casse che battono scontrini.

Ricordi la grande battaglia di cui ti ho parlato qualche paragrafo fa?
È iniziata proprio qui. La crescita del fatturato si è scontrata bruscamente col romanticismo dell’ imprenditore innamorato.
Per carità, non sto parlando di non far crescere i tuoi figli con le più belle favole Disney… di non vedere almeno una volta nella vita Titanic… di non sognare fughe romantiche nelle più recondite isole tropicali… ben venga il romanticismo in ogni sua forma!

Ma non nel tuo logo.

Il tuo logo non deve farti scendere la lacrimuccia d’amore: deve aiutarti a vendere. E questo succede se il tuo potenziale cliente nel vedere il tuo logo sente l’attrazione irrefrenabile che si scatena di fronte a una femme fatale, seguita dal desiderio di approfondire la tua conoscenza e da una propensione al darti tanti soldi.
Ciò detto: perché la sagoma dell’isola non avrebbe aiutato la mia amica nella promozione e nelle vendite?

Vediamoli subito:
1) l’isola è identificativa del posto, non del suo hotel. È come se ogni attività commerciale a Parigi usasse la Tour Eiffel nel logo. Certo che ti differenzi da Amsterdam e Roma… ma ti stai affibbiando l’etichetta di “una qualsiasi attività a Parigi”;

2) la sagoma è nota ai già affezionati del posto. Per tutti gli altri potenziali clienti con cui ancora non c’è un’interazione (che tendenzialmente non sono gli abitanti del luogo) la sagoma è semplicemente un cerchio appiattito ai lati con i bordi frastagliati. Non si capisce che è un’isola, né rievoca alcun legame emotivo;

3) da ultimo ma non per importanza, non comunica immediatamente che stiamo parlando di un hotel. Usare la sagoma dell’isola avrebbe portato un effetto opposto rispetto agli obiettivi inseguiti dalla mia cara amica.
Avrebbe avuto un logo che non l’avrebbe aiutata nello sviluppo né nella crescita della sua attività ma anzi: avrebbe remato contro di essa, impedendo di “attaccare bottone” con i tuoi futuri clienti, che ovviamente da te non potranno mai comprare.
(dopotutto, come puoi chiedere a una donna di sposarti se non riesci neanche a dirle “ciao”?)

La fortuna della mia amica?
Che ha chiesto a me.

E non lo dico con tono di superiorità o sprizzando saccenza da tutti i pori. Piuttosto con sollievo e felicità.
Perché vedi, la stragrande maggioranza dei fornitori che lavorano con gli imprenditori italiani spesso si limitano ad assecondare e adulare l’imprenditore, per poi accaparrarsi il lavoro.

Ora, la ragione per cui un fornitore accetta a prescindere un incarico è varia al variare della presenza o meno di buona fede e competenza:

a) sei quello che gli dà da mangiare, quindi hai ragione sempre e comunque altrimenti rischio che non scegli me;
b) ragiona come te e pensa che sia una bella idea;
c) pensa che il logo sia questione di una bella idea e non frutto di studio, ricerche e indagini di mercato.

La coerenza verso il mio ruolo e il mio sincero desiderio che il suo progetto si trasformasse in una storia di successo mi hanno dato l’energia per discutere per ore con lei e sul perché l’idea della sagoma dell’isola di cui era tanto innamorata gli sarebbe costata cara.
Non sto dicendo che è sbagliato essere innamorati di un’idea ed essere apprensivi quando si parla di un progetto a cui tieni particolarmente, sia chiaro. Tuttavia servono anche un po’ di fortuna nel trovare persone che mantengono i tuoi piedi saldi a terra per il bene di quel progetto (e un po’ di
buona volontà nel lasciarsi guidare).

E niente, la fine della discussione si è conclusa con una Patrizia (io) che diceva:
«Se vuoi andare avanti con la tua idea sei libera di farlo. Mi dispiace dirti che non sarò io a farti il logo.»
Per quanto questa sia una frase che gli imprenditori dovrebbero sentirsi dire più spesso quando parliamo di creazione loghi… purtroppo non è presente nel vocabolario degli “accalappia lavori a qualsiasi condizione basta che me dai li sordi”.

Voglio essere 100% onesta con te: disegnare lo scarabocchio di un’isola mi avrebbe richiesto poco in termini di tempo di lavoro e di ricerca, massimizzando la resa in termini economici.
Il “problema” è che io non faccio l’“accalappia lavori a qualsiasi condizione basta che me dai li sordi”: sono l’UNICA logo designer in Italia specializzata nel creare loghi che ti aiutano a vendere.

Se non ci sono i giusti presupposti, non è in alcun modo possibile che io crei un logo che ti aiuti a vendere. Non faccio disegni che rievochino la tua infanzia. Ho una coscienza anche io (purtroppo?) e la notte ho bisogno di dormire serena. Guadagnerei di più se adottassi la strategia “annuisci e sfregati le mani”, ma non è proprio questo il mio personale “perché faccio ciò che faccio”.
Ciò detto, non è in alcun modo colpa dell’imprenditore. Anche in questo caso, non era colpa della mia amica. Voglio dire, lei è l’imprenditrice, non ha il compito di sapere come si crea un logo in grado di vendere – se così fosse, probabilmente farebbe il mio lavoro.

Spesso la colpa è di chi, per fare in modo che le banconote si teletrasportino dalle tasche altrui alle proprie, ignora ciò che è bene per il cliente in nome del bene supremo del portafogli (proprio).

La coerenza verso il mio ruolo e il mio sincero desiderio che il suo progetto si trasformasse in una storia di successo mi hanno dato l’energia per discutere per ore con lei e sul perché l’idea della sagoma dell’isola di cui era tanto innamorata gli sarebbe costata cara.

(nota a margine: spesso e volentieri non c’è neanche intenzione dolosa di fare del male, semplicemente mancano alcune competenze che portano i creatori di loghi a “distruggere i sogni altrui in buona fede”).
Per questo, mentre le suggerivo idee diverse, lei si sentiva un po’ come quando sei perdutamente innamorato di un delinquente e i tuoi amici cercano di presentarti le alternative migliori per te – che di scegliere un’altra persona non ne hai la minima intenzione.

Ebbene, se ti ritrovi in una situazione simile a quella della mia amica ti do una notizia che può tranquillizzarti e non ti costringerà a restare per sempre con un logo per cui non provi dei sentimenti:
Un logo che vende è difficilmente “amore a prima vista”.

Sagi Haviv, partner dell’azienda newyorkese di Graphic Design Chermayeff & Geismar & Haviv, sostiene che molti dei loghi di grande successo non erano piaciuti in prima battuta.

«Un buon logo, un buon marchio acquisisce significato e potere nel tempo.»
È scoraggiante che un gran numero di imprenditori si facciano creare un logo partendo dal presupposto che “sia necessario affinché un’azienda esista”, senza capire che il loro logo è ciò che costruirà, sosterrà e valorizzerà l’identità aziendale nel tempo (ammesso che sia in grado di rappresentare il tuo business e il messaggio che deve richiamare efficacemente i tuoi potenziali clienti, s’intende).
Il problema?
Dato che i risultati di un logo fatto bene si toccano con mano successivamente, gli imprenditori preferiscono essere “emotivamente appagati” all’istante da un logo che gli piace e di cui non fanno fatica ad innamorarsi.
Purtroppo non è così che funziona… perché un logo non andrebbe creato sulla base di ciò che piace all’imprenditore… piuttosto sulla base di ciò che può aiutare l’azienda a raggiungere con efficacia il suo pubblico potenziale.

Stiamo parlando di strategia comunicativa aziendale che, guarda caso, inizia fin dalla prima impressione che le persone hanno della tua azienda.
E a chi va il compito di fare una buona prima impressione con i tuoi clienti?
Esatto: al TUO logo.
A prescindere dal tuo impegno nel perfezionare il tuo prodotto, nella creazione di materiali di marketing o alla formazione i tuoi venditori e consulenti, senza una buona prima impressione non si avvia NESSUNA comunicazione con i clienti (e, nel migliore dei casi, farai una fatica
incredibile a recuperare una prima impressione negativa o sbagliata in futuro).

È come pianificare un primo appuntamento importante cercando il migliore abito di Armani, ordinando dalle migliori profumerie il tuo Creed preferito, prenotando una sala privata da Cracco… e poi non fai nulla per sistemare il tuo sorriso giallo senape con residui incrostati di cibo ovunque
vicino alle gengive.
Non. Ha. Senso.

La prima impressione che dai quando non ti hai dato importanza al tuo logo.

Così come non ha senso creare un prodotto o servizio epico se poi tutti tuoi strumenti di comunicazione non lavorano in sincronia per far attrarre i clienti interessati.

Ci vuole molto poco a “disegnare un logo”.
Perché la fase di disegno, a onor del vero, è quella che porta via meno tempo. Sono più che certa che la mia amica avrebbe potuto farsi creare un logo con la sagoma dell’isola da qualunque studente con la sufficienza in educazione artistica al liceo.
Il punto è che come ti dicevo poco fa, il logo è parte integrante della tua strategia di vendita e DEVE essere creato da chi ha competenze nel creare una comunicazione con i clienti potenziali e racchiudere in un’immagine il necessario per attrarli come il miele con le api.

A volte ingoiare il rospo è sintomo di saggezza. Ovviamente devi avere la fortuna di trovare un fornitore che, dall’alto della sua esperienza e per il bene del tuo progetto, si fa coraggio e a costo di non prendere il lavoro ti guardi negli occhi e ti dica: «Se non stai cercando un logo designer ma
vuoi qualcuno che appoggi la tua idea a prescindere, io non sono la persona che fa al caso tuo».

Perché purtroppo se sei innamorato di un’idea non significa direttamente che anche i tuoi clienti se ne innamoreranno.
L’altro lato della medaglia?
Hai una meravigliosa idea, ma il grafico a cui ti rivolgi ha uno spiccato senso della creatività e sconvolge il lavoro facendoti tendere verso un’idea peggiore.

In questo caso o nell’altro, la variabile che non va bene è una: la mancanza da parte di questi grafici di competenze in termini di marketing, brand positioning e creazione di loghi necessaria a far spiccare il volo ad un progetto (e quindi l’incapacità degli stessi di capire quando un logo o
un’idea sono fondamentali per vendere o meno).

Ricorda: la tua attività non è il logo, ma il logo nasce per aiutare la tua attività. Non si fa su base prettamente creativa. La creatività è l’ultima cosa, è la ciliegina sulla torta per enfatizzare al meglio il messaggio di marketing che si vuole comunicare attraverso il logo.

Trovare il modo per cristallizzare su una tavolozza l’anima del tuo progetto è un processo talmente articolato e delicato che non può saltar fuori solo da un angolo sentimentale del tuo cuore.

Sarebbe romantico, ma non arriverebbe ai clienti.
Se non arriva ai clienti non vende.
Se non vende chiudi.
Fine del tuo progetto.

Lo so che non è facile da accettare. E non avendo un cuore di pietra, riesco a capire perfettamente la sensazione di dover rinunciare ad un’idea che ha conquistato cuore e mente.

Tuttavia… a conti fatti vale la pena assecondare una storia d’amore tra te e la tua idea se il rischio è quello di lanciare la tua azienda come un uccellino dal nido e vederla schiantare a terra perché incapace di volare?
Penso proprio di no.
Ti meriti un finale diverso.

A questo scopo, ho creato una guida rapida che ti salverà da errori in agguato in cui tu o i tuoi fornitori potete incappare molto facilmente (a tue spese).
Vuoi nuovi clienti?
Vuoi farti posto nel mercato con il tuo prodotto o servizio?
Vuoi far mangiare polvere ai tuoi concorrenti?
Vuoi sederti a tavolino con il tuo potenziale cliente e sapere che è tutto in discesa?

Inizia dalla prima impressione: il tuo logo.
E per sapere se il tuo logo sta lavorando per te e ti sta aiutando a vendere oppure no, scarica subito la guida con i 5 errori che ti stanno facendo perdere clienti.
Compila il form e scopri immediatamente se sei caduto in queste trappole – e come liberartene e non incapparci più se ne hai beccata una o più.

Buona visione,
Patrizia

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